Kusen 02 Luglio 2022 – Jōhōji

Durante lo zazen lasciamo andare i pensieri.
Abbandonando ogni pensiero ed ogni identificazione, insomma abbandonando corpo-spirito si realizza la Via del Buddha, ogni momento di nuovo, così si realizza il senso profondo della vita.
Il senso non si trova in qualcosa al di fuori di noi, in qualcosa di lontano, nel futuro, in un altro luogo, in possesso di qualcun altro. Il senso della vita è qui ed ora realizzare l’importanza di vita e morte, è di realizzare il risveglio di Buddha. Non si può realizzare nulla se non c’è, con una grande regolarità un sedersi nello zazen autentico.

La consapevolezza dello zazen serve di essere portata al cuore di ogni azione della vita, così mondana può essere, così insignificante può sembrare. Nella Via del Buddha non ci sono dettagli che non contano, tutto conta!
Dobbiamo prenderci cura. Prendere cura di ogni aspetto, andando fino in fondo a ciò che
dobbiamo fare in un certo momento, senza perderci nella confusione. Ed a volte è molto difficile di non perdersi nella confusione, di perdere contatto con il proprio respiro e di arrendersi alle proiezioni, le aspettative e l’ansia.
Già il fatto che riconosciamo e prendiamo consapevolezza che siamo nella confusione, vuol dire che ci si gira già nella direzione giusta, ovvero verso l’Ottuplice Sentiero uscita della sofferenza.
Seguire la Via del Buddha è seguire la via della vita, questo significa lavorare, lavorare
continuamente anche se sembra che non facciamo nulla. Chi è seduto nello zazen è immobile, non fa, sta zitta e non pensa. Questo non vuol dire che la persona non sta facendo, che non succede nulla, invece è molto attento di non lasciare ai fenomeni di imporrire il modo nel quale pensiamo.
È attento a non cadere nell’illusione di stabilità di un sé autonomo, l’illusione di un’esistenza
particolare, indipendente, personale; è questa illusione che fa che l’essere umano soffra.
Realizzare il senso della vita, il risveglio, è abbandonare ogni senso di un sé separato ed
autonomo, indipendente. Fintanto che qualcuno rimane presente, il Buddha, la natura di Buddha, il risveglio non si manifesta. Questo non vuol dire che dobbiamo aspettare fino alla morte per risvegliarsi, al contrario! Perché alla morte non siamo più presenti e la presenza serve per poter lavorare al risveglio ed attualizzarlo attimo dopo attimo.

Rev. Sengyō Van Leuven

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