Kusen 24 Febbraio 2022 – Jōhōji

Durante lo zazen, stando fermi, prendiamo contatto con l’altra dimensione dell’esistenza,
non rimaniamo unicamente nella dimensione relativa, sociale, del linguaggio quotidiano.
Nello zazen lasciamo andare tutti i pensieri, e andiamo liberamente dal pensiero al non-
pensiero al pensiero. Si pensa al non pensare, ci attestiamo aldilà del pensare. Hishiryo è
un equilibrio tra il pensiero ed il non-pensiero, un equilibrio che permette di ritrovare la
sanità nell’esistenza.

Ogni essere vuole esser felice, sano, e vuole uscire dalla propria sofferenza;
fondamentalmente il modo per uscire dalla sofferenza è di abbandonare ogni pensiero, ma
proprio ogni pensiero, e soprattutto più tenace del pensiero, cioè il pensiero dell’“Io”, “me”,
“IO che voglio essere felice”. 
Il Buddha ha insegnato che l’origine di ogni sofferenza è il desiderio, fintanto che aderiamo
ad un pensiero sull’esistenza o non-esistenza di un “io”, di un “me” non possiamo uscire
dal desiderio.
Se desidero essere felice sto creando e mantenendo la propria sofferenza; se voglio pace,
non creo null’altro che guerra; lasciare andare ogni desiderio, anche quello di non più
soffrire, quello della pace, della serenità.
Non sarà mai zazen se andiamo a valutare la situazione al proprio concetto su come si
deve presentare ogni essere, che cosa significa pace, felicità, buona salute.
Durante lo zazen andiamo a fare l’esperienza di Hishiryo e di andare oltre ogni pensiero
di essere o non-essere, ogni pensiero di nascita o di morte, ogni pensiero di guerra o
pace,  tanto che rimaniamo attaccati a uno degli opposti stiamo rafforzando l’opposto, il
desiderio contrario che limita la totalità; se c’è totalità non c’è più la guerra, non c’è più
nascita, non c’è più sofferenza, pian piano nelle attività quotidiane abbiamo bisogno di
lavorare con i concetti come io, me, pace, guerra eccetera ma per evitare di essere
esterno ed evitare di restare chiusi, riflessivi sui nostri concetti abbiamo bisogno almeno
durante zazen di fare un’esperienza che va oltre i nostri concetti ed i nostri pensieri su
questi concetti, non sono veramente così, se servono se stesso o al mondo, ci sono tante
sfumature.
Non pensare, non sviluppare o mantenere i pensieri per esempio su guerra o pace o
sofferenza è già positivo a livello karmico, alla pace perché interrompiamo il meccanismo
di continuare a mantenere i pensieri.
Mantenere i pensieri è creare Karma e quindi crea qualcosa che vuol dire bello stesso
momento creare il suo opposto.

Perciò hishiryo, l’equilibrio, il non pensare solleva momentaneamente l’esistenza limitata
da un “io”, “me”, che permette di stare in pace, in equilibrio, serenità con ogni fenomeno.
Per favore non sottovalutate il potere del pensiero, non sottovalutate la sottilità della
rinascita dell’attaccamento del pensiero sull’esistenza e la non-esistenza di un sé.

Rev. Sengyō Van Leuven

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